Spiritualità e immortalità dell'anima

Spiritualità e immortalità dell'anima

Prezzo di listino €7,00 €0,00 Prezzo unitario per
Autore: beato Antonio Rosmini
Sottotitolo: Antologia della Psicologia
ISBN: 9788864110207
Pagine: 160
Data di pubblicazione: Agosto 2010
In poche parole: ‘I fisiologi chiamarono il cervello organo del pensiero, ma la verità è che il pensiero non ha organi’ (n. 393).

Antonio Rosmini (1797-1855), il più grande pensatore italiano dell’Ottocento, è stato beatificato nel 2007. Dalla sua monumentale Psicologia – opera fondamentale della maturità – è stata ricavata questa antologia, opportunamente introdotta e commentata, sui temi più scottanti per l’uomo di ogni tempo, quali ad esempio la natura spirituale dell’anima (unità, semplicità, individualità, divinità); il rapporto dell’anima col corpo attraverso i sentimenti; la sopravvivenza dell’anima dopo la morte (che nega ogni dottrina che riduce l’anima alla materialità del corpo).

Recensioni:

Avvenire 23/01/2010

Il beato Rosmini e l’immortalità «spirituale» dell’anima
DI MAURIZIO SCHOEPFLIN
« I fisiologi chiamano il cervello organo del pensiero, ma la verità è che il pensiero non ha organi».
Basterebbero queste considerazioni tanto concise quanto acute e di stupefacente attualità per farci comprendere l’importanza e la profondità dell’opera da cui sono tratte e l’alta statura speculativa del loro autore. A scrivere tali parole fu il grande Antonio Rosmini, che le affidò a uno dei suoi capolavori, la Psicologia, risalente agli anni 1846-1848, di cui, recentemente, è stata pubblicata una bella antologia ottimamente introdotta e commentata da Giovanni Chimirri. Il filosofo di Rovereto si cimentò da par suo col problema dell’anima, uno dei più dibattuti e controversi dell’intera storia del pensiero occidentale, elaborando dottrine molto articolate che rendono ragione delle più importanti questioni riguardanti la psiche umana: la sua identità, il rapporto che essa intrattiene con il corpo, il destino che l’attende.
Afferma Rosmini: «Se l’anima è una sostanza diversa dal corpo, dalla morte del corpo non si può ricavare la morte dell’anima. La morte è solo la cessazione degli atti vitali e corporali, ed è dunque assurdo attribuire la morte a ciò che corpo non è. Ma lo spirito non è una sostanza uguale al corpo, e quindi non soggiace alla morte di questo: l’anima è spirito, dunque l’anima è immortale».
Erede a un tempo fedele e originale della ricchissima tradizione speculativa ellenico­cristiana, il Roveretano va dritto al cuore del problema e afferma con forza la spiritualità e l’immortalità dell’anima umana: non a caso egli si giova della testimonianza di alcuni giganti del pensiero, tra i quali Platone, sant’Agostino, san Tommaso, san Gregorio Taumaturgo, sant’Atanasio e Lattanzio. In un’epoca in cui il razionalismo e il materialismo tendevano a minare alle fondamenta quello che noi oggi definiamo il personalismo cristiano, a Rosmini stava massimamente a cuore ribadire con forza l’unità, la semplicità, l’individualità e l’origine divina dell’anima dell’uomo, in una parola, la sua natura spirituale. Perseguendo questo nobile scopo, egli ci ha lasciato una lezione che è opportuno non dimenticare: una parte considerevole della filosofia contemporanea, infatti, sembra poco incline a valorizzare la persona umana e, spesso, le varie antropologie vanno addirittura nella direzione di un suo impoverimento. Tutta l’opera del Beato Antonio Rosmini, e la sua psicologia in particolare, si presentano invece come una sicura difesa dell’integralità e della grandezza dell’uomo.


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